• SE L'E' LA POESIA ?

    Disèm 'na robba, amis che come mì

    con fantasia, passion e per dilett

    in del noster dialett

    fermee lì sora on foeuj i voster penser:

    "Se l'è la poesia?"

    La manera garbada de cuntà

    come croda 'na foeuja,

    o 'l sbarlusì seren

    d'ona stella in del negher de la nott?

    La "Storia d'una pianta solitaria"

    o quella "de la bella montagnera

    che se resenta dent in del mastell?"...

    "D'ona veggianna rent a on bicocchin?"...

    Questa sarà poesia de gran talent,

    ma tutt el rest, l'è minga de trà via!...

    Poesia po' vess la lista de la spesa

    col cruzzi che i danee,

    anca senza pretesa,

    di volt hinn minga assee...

    Poesia po' vess la vos de la toa tosa

    che, sposa e mama, la te dis sott vos

    "...forsi spetti 'l segond..."

    Poesia l'è piang, l'è rid, l'è trepillà...

    fina spettà la mort, se 'l coeur l'è in pas!

    Coragg, poetta d'ogni dimension,

    coragg e impegn! Nissun dev fa fagott

    domà perché on quaidun

    l'ha ditt che i noster vers varen nagott!

    Per el noster dialett fasemm su i manegh,

    studiemm de voeuja e poeu... vorèmes ben,

    l'è inutil vess poetta

    e... spantegà velen!

  • CHE COS'E' LA POESIA?

    Ditemi una cosa, amici che come me

    con fantasia, passione e per diletto

    nel nostro dialetto

    scrivete su un foglio i vostri pensieri:

    "Che cosa è la poesia?"

    Il modo gentile di raccontare

    come cade una foglia,

    o il luccicare sereno

    di una stella nel nero della notte?

    La "Storia di una pianta solitaria"

    oppure quella "della bella montanara

    che si lava dentro il mastello?"...

    "Di una vecchiaccia vicino a un arcolaio?"...

    Questa sarà poesia di grande talento,

    ma tutto il resto, non è da buttare via!...

    Poesia può essere la lista della spesa 

    con il cruccio che i soldi,

    anche senza pretese,

    a volte non sono abbastanza...

    Poesia può essere la voce di tua figlia

    che, sposa e mamma, ti dice sottovoce

    "...forse aspetto il secondo..."

    Poesia è piangere, è ridere, è impazienza...

    sino ad aspettare la morte, se il cuore è in pace!

    Coraggio, poeti di ogni dimensione,

    coraggio e impegno! Nessuno deve mollare

    solo perché qualcuno

    ha detto che i nostri versi non valgono niente!

    Per il nostro dialetto rimbocchiamoci le maniche,

    studiamo con passione e poi... vogliamoci bene,

    è inutile essere poeti

    e... spargere veleno!

  • Ada  Lauzi  Nata a Milano nel 1928 da genitori lombardi. Innamorata della sua città di cui ricorda, fin dalla sua primissima infanzia di piccola "orfana di madre": i "Brumm", i "spazzacamin", i "Gigi de la gnaccia", i "Ghisa cont i barbis", personaggi illustrati nelle sue poesie. In seguito, approfondendo presso il Circolo Fililogico Milanese lo studio della letteratura milanese, delle forme di metrica e stilistica, dei grandi poeti milanesi (dal '300 ai nostri giorni), è giunta a proporre oggi soprattutto con spirito meneghino i suoi pensieri in poesia.

    Ada Lauzi ci dice così: "Ho subito amato sin da piccola il dialetto milanese, ho imparato la lingua della mia città per strada, sui ballatoi delle case di ringhiera. Si rideva, si chiaccherava, si litigava. Me le ricordo ancora adesso le urla da finestra a finestra. Burrasche che si concludevano quando le donne rientravano in casa per riscaldare il minestrone. E i padri rientravano dal lavoro lasciando le biciclette nei cortili, che sapevano di ritrovarle, senza doverle chiudere con il lucchetto.  Le mie poesie non vogliono essere un saggio letterario, ma solo un atto d'amore per la mia adorata città, "per el mè Milan".  Una raccolta di pensieri scaturiti da ricordi, emozioni, gioie e sofferenze da me profondamente vissuti oltre, ovvimente, a qualche nota scherzosa, in rispetto all'equilibrio".